La torre rossa - De Chirico 1913 |
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Ecco il testo in lingua originale del brano citato dall'Ulysses in questo video:
He stood up, gravely ungirdled and disrobed himself of his gown, saying resignedly:La lettura del brano originale è ad opera di Frank Delaney e tratta dal podcast ReJoyce:
— Mulligan is stripped of his garments.
He emptied his pockets on to the table.
— There's your snotrag, he said.
And putting on his stiff collar and rebellious tie he spoke to them, chiding them, and to his dangling watchchain. His hands plunged and rummaged in his trunk while he called for a clean handkerchief. God, we'll simply have to dress the character. I want puce gloves and green boots. Contradiction. Do I contradict myself? Very well then, I contradict myself. Mercurial Malachi. A limp black missile flew out of his talking hands.
— And there's your Latin quarter hat, he said.
Stephen picked it up and put it on. Haines called to them from the doorway:
— Are you coming, you fellows?
— I'm ready, Buck Mulligan answered, going towards the door. Come out, Kinch. You have eaten all we left, I suppose. Resigned he passed out with grave words and gait, saying, wellnigh with sorrow:
— And going forth he met Butterly.
Stephen, taking his ashplant from its leaningplace, followed them out and, as they went down the ladder, pulled to the slow iron door and locked it. He put the huge key in his inner pocket.
At the foot of the ladder Buck Mulligan asked:
— Did you bring the key?
— I have it, Stephen said, preceding them.
He walked on. Behind him he heard Buck Mulligan club with his heavy bathtowel the leader shoots of ferns or grasses.
— Down, sir! How dare you, sir!
Haines asked:
— Do you pay rent for this tower?
— Twelve quid, Buck Mulligan said.
— To the secretary of state for war, Stephen added over his shoulder.
They halted while Haines surveyed the tower and said at last:
— Rather bleak in wintertime, I should say. Martello you call it?
— Billy Pitt had them built, Buck Mulligan said, when the French were on the sea. But ours is the omphalos.
(James Joyce 1922)
https://blog.frankdelaney.com/re-joyce/
Ecco i testi delle traduzioni in italiano dall'Ulisse lette e citate in questo video:
Si alzò, solennemente discinto si spogliò della vestaglia, dicendo rassegnato:
– Ecco Mulligan dispogliato dei suoi paramenti.
Vuotò le tasche sul tavolo.
– Ecco il tuo moccichino, disse.
E mettendosi il colletto duro e la cravatta ribelle, parlò a loro, rampognandoli, e alla catena dell’orologio ciondolante. Le mani si affondarono e frugarono nel baule mentre reclamava un fazzoletto pulito. Dio, non rimane che vestirsi in carattere. Ho bisogno di guanti color pulce e di stivali verdi. Contraddizione. Mi contraddico? Benissimo, sì mi contraddico. Mercuriale Malachi. Un missile floscio e nero partì in volo dalle sue mani parlanti.
– Ed ecco il tuo cappello da Quartiere Latino, disse.
Stephen lo raccattò e se lo mise. Haines li chiamò dalla soglia:
– Venite, giovanotti?
– Io sono pronto, rispose Buck Mulligan, andando verso la porta. Vieni, Kinch. Hai mangiato tutto quel che abbiamo lasciato, immagino.
Rassegnato uscì con gravità di parole e di incedere, dicendo, quasiché con dolore:
– E uscendo in campo s’imbatté in Butterly.
Stephen, prendendo il bastone di frassino dal luogo d’appoggio, li seguì e, mentre scendevano la scala a pioli, si tirò dietro la lenta porta di ferro e chiuse la serratura. Mise la grossa chiave nella tasca interna.
Ai piedi della scala Buck Mulligan domandò:
– Hai preso la chiave?
– Ce l’ho, disse Stephen, precedendoli.
Camminò avanti. Sentiva dietro di sé Buck Mulligan percuotere col pesante asciugamano le cime più alte delle felci o delle erbe.
– Giù, cuccia. Come ardisci, canaglia?
Haines domandò:
– Pagate l’affitto per questa torre?
– Dodici sterline, disse Buck Mulligan.
– Al ministro della guerra, aggiunse Stephen voltando la testa.
Si fermarono mentre Haines contemplava la torre finché disse:
– Piuttosto desolata d’inverno, direi. Martello la chiamate?
– Le ha fatte costruire Billy Pitt, disse Buck Mulligan, quando i francesi correvano il mare. Ma la nostra è l’omphalos.
(Giulio De Angelis, 1960, Mondadori)
In piedi, si slacciò gravemente la cintura togliendosi la vestaglia, e disse rassegnato:
– Mulligan è spogliato delle sue vesti.
Svuotò le tasche sul tavolo.
– Ecco il tuo straccio da naso, fece.
E indossando il colletto rigido e la cravatta fuori posto parlò a loro, rimproverandoli, e alla catena penzoloni dell’orologio. Le mani si tuffarono e rovistarono nel baule in cerca di un fazzoletto pulito. Morsi dell’anima. Dio, bisogna semplicemente vestire il personaggio. Voglio guanti color pulce e stivali verdi. Contraddizione. Io mi contraddico? Molto bene allora, io mi contraddico. Malachi mercuriale. Un proiettile nero e floscio prese il volo dalle sue mani parlanti.
– Ed eccoti il tuo cappello da quartiere latino, disse.
Stephen lo raccolse e se lo mise in testa. Haines li chiamò dall’uscio:
– Venite con me, gente?
– Sono pronto, rispose Mulligan, dirigendosi verso la porta. Esci fuori, Kinch. Ti sei mangiato tutti i nostri avanzi, immagino. Rassegnato scomparve con parole e andatura gravi, dicendo, quasi con dolore:
– E uscito all’aperto, occorse un accidente.
Stephen, prendendo il suo bastone di frassino dal posto in cui giaceva, li seguì fuori, e mentre scendevano giù per le scale, tirò a sé il lento portone di ferro e lo serrò. Si infilò l’enorme chiave nel taschino interno.
Ai piedi della scala Buck Mulligan chiese:
– Hai preso la chiave?
– Ce l’ho, disse Stephen precedendoli.
Continuò a camminare. Dietro di lui sentiva Buck Mulligan sferzare col suo asciugamano pesante i germogli in alto delle felci e delle erbe.
– Stia giù, signore. Come osa, signore.
Haines chiese:
– Paga un affitto per questa torre?
– Dodici sterline, disse Buck Mulligan.
– Al ministro della Guerra, aggiunse Stephen voltando la testa.
Si fermarono mentre Haines squadrava la torre, e alla fine disse:
– Piuttosto desolata d’inverno, direi. La chiamate Martello, vero?
– Le ha costruite Billy Pitt, disse Buck Mulligan, quando i francesi erano in mare. Ma la nostra è l’omphalos.
(Enrico Terrinoni, 2012, Newton Compton)
Si alzò, con aria grave si sciolse la cintura e levò la vestaglia, poi disse da uomo rassegnato:Nel brano è stata citata questa strofa della poesia "Song of myself / Canto di me stesso" di Walt Whitman del 1855:
– Ecco qua Mulligan spogliato dei suoi paramenti.
Si vuotò le tasche sul tavolo.
– Qua, prenditi il tuo asciuga-moccio, disse.
E mentre si metteva il colletto duro e la cravatta ribelle, apostrofò le cose sgridandole e prendendosela con la penzolante catena dell’orologio. Indi affondò le mani nel baule, frugando e invocando un fazzoletto pulito. Dio, l’unica è trovarsi un vestito adatto per recitar la parte. Voglio guanti cremisi e scarponcini verdi. Contraddizione! Mi contraddico? Ebbe’, sia… Mercuriale Malachi! Un floscio missile nero volò dalle sue mani impegnate a far discorsi:
– Prenditi il tuo cappello da Quartiere latino, disse.
Stephen lo raccolse e se lo mise in testa. Haines li chiamava sull’uscio:
– Ehi, venite?
– Sono pronto, rispose Buck Mulligan avviandosi verso la porta. Vieni che usciamo, Kinch. Dài, hai già mangiato tutti i nostri avanzi, se non sbaglio.
Da uomo rassegnato, uscí fuori con incedere grave e gravi accenti, quasi di dolore, e disse:
– Sul suo cammino egli incontrò il signor Rimorsi.
Prendendo il bastone di frassino appoggiato al muro, Stephen li seguí verso l’uscita; e mentre gli altri due scendevano la scala, si tirò dietro la pesante porta di ferro e la chiuse a chiave. Indi ripose l’enorme chiave nella tasca interna.
Ai piedi della scala Buck Mulligan domandò:
– Hai preso la chiave?
– Ce l’ho, rispose Stephen, sorpassando i due.
Ora camminava innanzi. Alle sue spalle sentiva Buck Mulligan prendersela con le cime delle felci e delle erbe, picchiandole col pesante asciugamano.
– Giú! Abbassare la testa! Come vi permettete?
Haines domandò:
– Pagate l’affitto in quella torre?
– Dodici sterline, rispose Buck Mulligan.
– Al ministero della guerra, aggiunge Stephen sopra la spalla.
Si fermarono mentre Haines osservava la torre, concludendo:
– Ha un’aria alquanto desolata d’inverno, direi. Torre Martello, si chiama cosí?
– È William Pitt che le ha costruite, queste torri, fece Buck Mulligan, quando i francesi correvano i mari. Ma per noi, questo è il nostro omphalos.
(Gianni Celati, 2013, Einaudi)
Do I contradict myself?Altra citazione è quella da "As I Was Going Down Sackville Street" di Oliver St. John Gogarty del 1937, che raccoglie alcune sue cronache dublinesi che probabilmente, già all'epoca della stesura dell'Ulisse, Joyce conosceva già, così come il personaggio a cui ci si riferisce:
Very well then I contradict myself,
(I am large, I contain multitudes)
Mi contraddico?
Certo che mi contraddico,
(sono vasto, contegno moltitudini)
Going forth, I met Butterly, a spruce little barrister with a large red face who always seemed to be leaving in a hurry, though no one knew where he went or where he slept.
E uscendo in campo incontrai Butterly, un elegante avvocatino con un faccione rosso, che sembrava partisse sempre in gran fretta anche se poi nessuno sapeva dove andava o dove dormiva.Nella puntata di oggi, relativamente al bastone di frassino (ashplant) di Dedalus, si è fatto riferimento ai seguenti passi tratti dal primo libro dell'Odissea, in cui Atena va a trovare Telemaco e appoggia la sua asta nel salone (trad. Onesti):
E prese l'asta gagliarda, puntuta d'acuto bronzo,Riporto infine una foto in cartolina di Joyce del 1902 che indossa un cappello alla parigina, da "quartiere latino":
robusta, grande, pesante, con cui ella atterra le schiere
dei forti, se con essi s'adira, la figlia del Padre possente.
E venne giù dalle cime d'Olimpo d'un balzo,
fu tra il popolo d'Itaca, d'Odisseo avanti il portico,
sulla soglia dell'atrio; in mano aveva l'asta di bronzo,
(...)
[Telemaco] le mosse incontro pel portico, e provò ira in cuore
che l'ospite avesse atteso alla porta: davanti a lei stette,
le prese la destra, ne ricevette l'asta di bronzo,
(...)
E quando furono dentro l'alto salone,
andò a posar l'asta contro una lunga colonna;
nella lucida astiera, dove anche l'altre
aste del costante Odisseo in gran numero stavano;
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